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Il tuo corpo ti parla: ogni sintomo è un messaggio

E’ ormai risaputo e universalmente accettato che in vari casi il ruolo di fattori emozionali può essere significativo, non solo nell’insorgenza, ma anche nell’adattamento e nel decorso di varie malattie organiche.

L’orientamento scientifico attuale, sulla base di numerosi dati di ricerca clinica, ha eliminato la divisione artificiale tra malattie ”psicosomatiche” e ”non psicosomatiche”. Qualsiasi patologia somatica può risentire di fattori emozionali, in misura differente a seconda dei disturbi e dei casi, e può quindi essere potenzialmente psicosomatica.
E’ quindi opportuno affrontare il problema non tanto chiedendosi se una determinata malattia sia psicosomatica o no, quanto valutando se, in che misura e in quali casi fattori emozionali possano rivestire un ruolo significativo nella genesi, o nel decorso, e/o nella terapia di una specifica malattia somatica.

In tutti questi casi, per effettuare una diagnosi corretta, non ci concentreremo sul tipo di malattia o sul risultato negativo di vari classici esami diagnostici (diagnosi per esclusione), ma sulla ricostruzione della storia, dello stato d’animo e dei vissuti, della presenza di avvenimenti o situazioni nella vita che possono aver determinato modificazioni dell’equilibrio fisiologico e sull’osservazione di una relazione tra di essi.

A volte, per quanto sembri paradossale, sintomi e malattie arrivano proprio per canalizzare forti emozioni.

Possiamo affermare quindi che non esistono, in senso stretto, malattie psicosomatiche. Esistono semmai malattie somatiche in cui è più frequente che in altre il concorso di stress e fattori emozionali, che agiscono attraverso vari meccanismi. Per questa ragione, allo stato attuale della ricerca, sarebbe utopistico elaborare un elenco sistematico di tali patologie.

Quello che è importante sapere è che condizioni di stress emozionale hanno probabilmente un ruolo di rilievo nel ”preparare”, ad esempio, patologie cardiocircolatorie.

Molte malattie, peraltro, sono strettamente somatiche (organiche), come un infarto miocardico, uno scompenso diabetico, una recidiva di sclerosi multipla, una neoplasia, ma è dimostrato che possono essere precipitate o modificate nel loro decorso da eventi stressanti della vita.

Il linguaggio del corpo

Un attacco di panico o una crisi colitica, ad esempio, possono esprimere la stessa esigenza di “buttare fuori”, con forza, una tensione interna che aveva bisogno di trovare una via di fuga.

La sfera emotiva grava fortemente anche sull’apparato gastrointestinale e sugli organi annessi. Un disturbo d’ansia cronicizzato può causare la sindrome dell’intestino irritabile, così come una depressione mista ad ansia può arrivare a indurre molti disturbi addominali, comprese le ulcere. Quando ogni giorno ci sono troppe cose che contrariano, il reflusso gastroesofageo si fa carico di esprimere quel “di più” che rischierebbe di far dire cose gravi che potrebbero ritorcersi contro.
Tutte le situazioni che possono innescare una forte autocritica possono avere un impatto sull’apparato gastrointestinale.

Per i dolori addominali legati alla stitichezza il discorso è differente. A livello intestinale, la stitichezza può essere indice di un attaccamento eccessivo ai beni materiali, ma può anche rappresentare la paura di portare alla luce contenuti inconsci ed emozioni dalle quali non si riesce a prendere le distanze.
Gli attacchi di colite, invece, svolgono la funzione di sfogo immediato di emozioni molto intense, soprattutto negative: paura, terrore, rabbia, forte contrarietà e senso di vergogna. Le scariche permettono un subitaneo riequilibrio psichico.

Orticaria, dermatite atopica, eczemi, rossori: dal punto di vista psicosomatico, la pelle rappresenta simbolicamente il confine tra sé e gli altri. Quando c’è un disagio a carico cutaneo, questo potrebbe rivelare che non si hanno ben chiari i propri confini e che per difendersi si cerca, metaforicamente, di tenere lontani gli altri; oppure, all’opposto, esprime il bisogno di vicinanza ma in condizioni di impossibilità.

Se è vero che la fase ischemica del ciclo mestruale è dolorosa per la maggioranza delle donne, quando il ciclo diventa eccessivamente doloroso e si manifestano situazioni eclatanti (iperfagia, ipersensibilità, dolori cronici diffusi nel corpo, ecc.) la causa scatenante potrebbe invece essere – totalmente o parzialmente – emotiva. Nelle persone insicure e con mentalità molto rigida, le mestruazioni sono il simbolo di qualcosa che non si può controllare: arrivano inevitabilmente. Le mestruazioni, infatti, non si possono gestire, è il corpo che comanda; la persona è costretta a una accettazione forzata, a una rassegnazione. Chi ha una mentalità molto rigida, chi sente il bisogno di programmare tutto, chi ha subìto una perdita (una separazione dolorosa, un lutto, un aborto, ecc.) e chi ha paura della morte (non della malattia e non necessariamente della propria morte ma della morte dei propri cari) è più predisposto a soffrire di dolori mestruali.
Nella psicosomatica, i dolori mestruali possono acutizzarsi e amplificarsi nei periodi in cui si tende a negare a tutti i costi eventi inevitabili. Secondo uno studio pubblicato nel 2012, le emozioni potrebbero non solo amplificare i sintomi della sindrome mestruale ma potrebbero anche innescare endometriosi e fibrosi uterina1.

I dolori intercostali danno voce a momenti di sofferenza affettiva/sentimentale, intensa ma trascurata.

Se però un sovraccarico emotivo, magari associato a notevole stress fisico, rischia di mandare l’individuo in tilt, ecco che febbre alta e spossatezza ci difendono, fermandoci e permettendoci di far calare la tensione.

Il panico sfoga energie represse. Un attacco di panico sporadico a volte è l’unica opzione (per quanto sul momento drammatica) per ridurre drasticamente l’accumulo di energie e di emozioni che altrimenti potrebbe creare patologie fisiche o sintomi psicotici.

Nausea e vomito, non associati a problemi organici, si incaricano di esprimere il rifiuto viscerale verso una situazione relazionale percepita come indigeribile, inaccettabile. Fanno resistere ancora un po’, ma occorrerà cedere.

Cefalea ed emicrania spesso intervengono come “supporto” quando la mente è troppo carica di emozioni, pensieri e preoccupazione. Non a caso spesso alcune cefalee insorgono in seguito a degli stress psicoemotivi2.

In tutti questi casi e in tanti altri non citati, i sintomi richiedono alla persona una sola cosa: che smetta di trattarsi male.

Ogni sintomo svolge una funzione importante nel mantenimento dell’equilibrio psicofisico e porta con sé un messaggio che arriva dalle profondità dell’essere, che deve essere ascoltato e, se possibile, tradotto – attraverso un percorso con un professionista esperto – in un atteggiamento pratico, a vantaggio della qualità della vita e delle relazioni.

1 Cuevas M., Flores I., Thompson K.J., Ramos-Ortolaza D.L., Torres-Reveron A., Appleyard C.B., Stress Exacerbates Endometriosis Manifestations and Inflammatory Parameters, in Reproductive Sciences, Berlin, Springer, 2012
2 Riza.it (https://www.riza.it/psicologia/psicosomatica/7571/se-reprimi-le-emozioni-il-corpo-si-ribella.html)